Le opere di Silvio Loffredo in mostra a Firenze, nel decennale della scomparsa. Nella sala espositiva dell’Accademia delle Arti del Disegno sino al 24 febbraio
“E’ un evento importante e doveroso nel solco della relazione profonda che, per almeno 60 anni, questo grande artista ha avuto con Firenze” ha evidenziato il curatore Marco Moretti. “Sarebbe auspicabile che, dopo questa pregevole iniziativa dell’Accademia delle Arti del Disegno, una mostra completa dell’artista potesse essere ospitata in una sede istituzionale fiorentina magari proprio quest’anno, a dieci anni dalla sua morte”.
Promotrice dell’iniziativa l’Accademia delle Arti del Disegno che ricorda Silvio Loffredo, pittore e incisore (Parigi, 1920-Trebiano 2013), con una mostra antologica comprendente cinquanta opere fra dipinti e incisioni, di cui molte inedite o non viste da tempo.
Nell’occasione del decennale, Marco Moretti, studioso dei movimenti del Novecento e curatore della mostra all’Accademia, con l’apporto della Fondazione Alimondo Ciampi ha pubblicato per i tipi di Sillabe un dettagliato studio: “Silvio Loffredo, vita, immagini e immaginazioni. La ricerca solitaria di un artista europeo nei fermenti della Firenze del suo tempo.“
Silvio Loffredo, figlio di Michele, pittore originario di Torre del Greco stabilitosi a Parigi ai primi del Novecento, studiò pittura e disegno con padre e poi alla Grande Chaumière, prima di venire in Italia nel 1940 dove conseguì il diploma di maestro d’arte all’Istituto d’arte di Siena, iscrivendosi alla fine del conflitto l’Accademia di Belle Arti di Roma e poi a quella di Firenze diplomandosi nel 1948 con Primo Conti.
All’integrità della forma dei primi anni fiorentini, subentrerà una creatività fantastica destinata ben presto a sconvolgerne la plasticità. Due anime che per un certo tempo conviveranno, finché la seconda, più affine al carattere immaginifico dell’artista, finirà per prevalere, complice anche l’interesse per l’arte infantile di Klee e le telluriche colorazioni di Soutine osservate nei frequenti soggiorni in Francia e in Svizzera.
Sulla fine del decennio, la sua espressività già dirompente acquisirà nuova forza alla Sommerakademie di Salisburgo di Oskar Kokoschka. Nonostante i viaggi di studio e di lavoro in Europa e negli Stati Uniti, Loffredo rimarrà a Firenze per l’amicizia con Rosai e per l’acquisizione nel ‘53 di uno studio in piazza San Giovanni, panoramico sul centro dell’arte e della storia fiorentina avente come centro il Battistero, che idealizzato dalla fantasia loffrediana diverrà modello identitario della sua arte. Un vincolo così ‘taumaturgico’ da risarcire il tormentato rapporto con il conformismo di una Firenze ostica alle novità, impreparata ad accogliere la sua pittura sommossa da molteplici influenze europee, la quale invece incontrava i consensi nella critica più accorta quale tratto d’unione fra modernità e tradizione. Una variazione sul tema del Battistero, Architettura in verde, si aggiudicherà nel 1962 il Premio Arezzo consistente in un chilo d’oro. Nello stesso anno l’artista è invitato alla XXXI Biennale di Venezia con nove opere, nelle quali l’idea del Battistero si dissolve in riflessi di luci e colori.
Loffredo concepiva l’arte come una ricerca continua. Con tale spirito aveva aderito nel 1959 al gruppo di “Nuova figurazione”. Assieme ad Antonio Bueno, Alberto Moretti e Venturino Venturi si confronterà nel’ 63 in una mostra a Palazzo Strozzi con trenta artisti provenienti da nove nazioni Mostra che susciterà le critiche della stampa cittadina, destinate ad aumentare con la mostra “Tecnologica” curata da Lamberto Pignotti, “Prima mostra interdisciplinare di Arte Pop in Italia”. Con l’adesione alla Pop Art, Loffredo creerà i dipinti ‘tecnologici’ delle ragazze Squillo, i gatti polimaterici e la fortunata rielaborazione del logo di Supercortemaggiore. Dal confronto allargato a nuove tendenze che darà luogo al Gruppo 70, si svilupperà la “Poesia visiva.” Instancabile lavoratore, dopo le esperienze con il Gruppo 70 l’artista svilupperà nuovi temi, tra cui quello calcografico del Bateau ivre di Arthur Rimbaud e, in pittura, Pinocchio e la Piovra, denuncia quest’ultima contro la mafia all’indomani della strage ai Georgofili, nel cui ricordo fornirà i disegni per i mosaici del monumento “Contro la violenza” sorto alla Romola (San Casciano V.P.), in ricordo della famiglia Nencioni perita nella strage.
Ultimo tema saranno i Migranti, ai quali Silvio si sentiva affratellato per le umiliazioni subite come italiano nella sua infanzia e adolescenza parigina. Trascorrerà gli ultimi anni della sua laboriosa vita a Trebiano, dove si spegnerà il 29 luglio 2013.
La mostra antologica resterà aperta fino al 24 febbraio 2023.